ZIBALDONE QUELLO CHE GLI EPS NON DICONO: LA CRITICA (E L’AUTOCRITICA) DI CORRILABRUZZO SUL PODISMO AMATORIALE
di Gianni Roveda (Runners Tordino)
Ho parlato dello spirito che dovrebbe guidare ogni podista e ogni società nella promozione sportiva, convinto che l’esasperazione del fattore competitivo unito a qualche risorsa economica, la “retribuzione” degli atleti amatoriali a qualsiasi titolo e la caccia ai premi in denaro da parte degli “ex pro” o presunti tali siano un male assoluto il movimento podistico amatoriale. C’è un altro aspetto che non amo del podismo amatoriale, e che ho difficoltà a digerire, che è la proliferazione degli enti di promozione sportiva. OK, detto così è brutto, sembra quasi che sia contrario alla promozione sportiva, ma non è così: non sono contrario alla promozione sportiva in se, sono contrario a come viene interpretata dagli enti.
Cerco di spiegarmi.
L’ente di promozione sportiva, qualsiasi esso sia, , LIBERTAS, UISP, CSEN, AICS, ENDAS ASI etc etc o quant’altro ha come unico scopo istituzionale la promozione dello sport, inteso come conoscenza della disciplina, condivisione, equilibrio, diffusione dei valori sportivi in termini di benessere fisico e mentale, aggregazione e divertimento. Come stabilito dal loro statuto, gli EPS “hanno per fine istituzionale la promozione e la organizzazione di attività motorie - sportive con finalità ricreative e formative, e che svolgono le loro funzioni nel rispetto dei principi, delle regole e delle competenze del Comitato Olimpico Nazionale Italiano (CONI)”. Sono, quindi, escluse (e non potrebbe essere altrimenti) le finalità meramente agonistiche e prestazionali, che sono sempre e comunque subordinate alle finalità educative, formative e promozionali.
Ora, prendiamo come esempio il ciclismo su strada: uno sport che pratico e che, per lo meno in Abruzzo, a livello amatoriale, ha finito per disgustarmi. Quindici (circa) enti (come nel podismo), ognuno con un campionato creato “ad hoc” per generare autocelebrazione ed esaltazione, competizione e competitività come motore principale, agonismo esagerato, ciclisti della domenica che giocano a fare i pro, competizioni poco sicure, atleti (o presunti tali) che si guardano in cagnesco prima della partenza, invidie, gelosie e, non da ultimo, il doping, ormai quasi debellato a livello professionistico ed invece abusato a livello amatoriale, specialmente nelle competizioni con scarso o nullo controllo, fuori dall’egida della Federazione Ciclistica Italiana. Tutto questo per vincere una della circa 140 maglie disponibili di campione regionale (una per consulta, una per ogni categoria) facendo leva sulle frustrazioni ed i bassi istinti degli atleti.
Il rischio che si corre quando gli EPS dimenticano quella che sarebbe la loro missione, in cui agonismo dovrebbe entrare solo parzialmente, è lo stesso che si corre quando si fanno le corse clandestine: nessun controllo, competizione alle stelle, importanza del denaro e del risultato. Una degenerazione.
Le motivazioni che rischiano di portare a questa “degenerazione” vanno ricercate in ciò che gli EPS sono diventati e nel loro scopo, che pare sia quello di sopravvivere attraverso i propri affiliati dimenticando i propri valori di promozione sportiva, esattamente come un sindacato che sopravvive cercando solo tesseramenti e dimenticando il suo vero scopo di tutela del lavoratore.
Ovviamente la federazione ed il CONI non sono esenti da colpe: RUNCARD, costi abnormi di affiliazione e tesseramento, scarsa o nulla apertura verso il mondo amatoriale, tutela delle posizioni “politiche” di Giomi & C. hanno portato anche lì ad una involuzione che ha portato la FIDAL a vedere nel mondo amatoriale vuoi una mucca da mungere vuoi, il che è peggio, un nemico.
Voglio tuttavia evidenziare che, con tutte le sue storture, che personalmente mi schifano, per lo meno la FIDAL ha nel proprio programma ed impiega qualche risorsa nella promozione sportiva, nella ricerca di talenti, nelle scuole e nell’educazione, nel controllo e nella sicurezza degli atleti, nella lotta sistematica al doping, nella correttezza dello svolgimento delle competizioni, nel coinvolgimento dei giovani e dei bambini a vario titolo. Tutte cose che dovrebbero essere appannaggio degli EPS, i quali invece, onde avere contributi e tesserati, puntano su ciò che è facile ed immediato: la riduzione dei costi di tesseramento e la promozione della competitività e delle competizioni tout court dimenticando tutto il resto. Un vero e proprio ribaltamento dei valori.
E’ chiaro che si deve avere il coraggio di fermarsi e di affrontare la realtà. Il che significa fare un passo indietro.
Corrilabruzzo ha deciso di riflettere, e seriamente, su come affrontare il mondo amatoriale, cercando di dargli nuova linfa, in maniera critica e forse antagonista ma discutendo di valori e non solo di competizioni. L’obiettivo è di evitare di diventare un “garificio” fine a se stesso come gli alcuni EPS abruzzesi, i quali rispondono spesso ad una semplice equazione: più agonismo = più gare = più contributi CONI = più tesserati = più soldi. E la promozione sportiva? E i valori sportivi? E la salute? Chissenefrega!
Una novità estremamente importante di CORRILABRUZZO sarà quella di promuovere in maniera forte e condivisa le manifestazioni non competitive che affiancheranno le gare competitive istituzionali: dalle gare per giovani e giovanissimi, alle cosiddette “camminate non competitive” su distanze inferiori, fino al coinvolgimento, e questa è una novità assoluta, dei camminatori e dei walkers: nasce infatti quest’anno il CAMMINALABRUZZO che affiancherà le manifestazioni del CORRILABRUZZO e che vedrà protagoniste le società e le associazioni che si occupano di Camminata e Nordic Walking. E’ un modo ulteriore di stimolare la partecipazione comunitaria agli eventi, che devono avere come scopo principale la promozione dei valori sani dello sport ad ogni livello, sia esso generazionale che atletico, e la promozione e la conoscenza del territorio attraverso il podismo.
In nome della aggregazione e rispetto reciproco (nel mondo amatoriale non esistono atleti inferiori e discipline minori, ricordiamolo) in ogni competizione ove sarà presente una rappresentativa del Camminalabruzzo comparirà la dicitura “CAMMINA CON NOI”.
Corrilabruzzo sa di fare una scelta davanti alla quale molti storceranno il naso, primi fra tutti coloro che vedono nella competizione l’unica ragione di essere dello sport amatoriale, ma questo, di per se, è un bene. Personalmente sono convinto che nel medio periodo sia una scelta che pagherà: magari con meno “agonisti” ma, in senso assoluto, con più partecipanti e, soprattutto, con molti sorrisi in più.
Perché una manifestazione sia innanzitutto una festa prima che una gara.
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